martedì 27 novembre 2012

>blogger









>Blogger

Trovo che il blog sia uno strumento stimolante, a sostegno dell'uso della parola, in contrasto con l'analfabetizzazione
generata dall'iper-informazione mediatica. L'uso delle parole si è ristretto, canalizzato al servizio del ruolo attribuitogli
da uno stretto standard consumistico, o  indirizzato alla terminologia specialistica di una sfera  scientifica,  economica, politica
finanziaria, mediatica ecc...Al contrario di molte persone, che storcono il naso, quando  incappano in blog discutibili, sotto
 vari  profili, in particolare  la grammatica non proprio corretta, gli argomenti poco interessanti, io penso che il mezzo
sia molto democratico. Oggi siamo quasi tutti analfabeti, in quanto conversiamo pochissimo, non ci sforziamo nell'uso
del linguaggio. Si parla al lavoro con un vocabolario attinente al tipo di attività.  In casa si parla  con la televisione, con il
linguaggio dei talk show, con il politichese, con il linguaggio delle  fiction. Non ci si sforza di parlare con  il proprio
linguaggio, con la ricerca delle  parole custodite da un vocabolario immenso, ma poco consultato.  Io credo che il
blog, sia un mezzo valido   per migliorarsi nella comunicazione, anche inconsapevolmente. A volte può
sembrare un diario, a volte un banco di prova per esordire nella scrittura, a volte un luogo per
lo scambio di opinioni, di ricette, di informazioni.  In ogni caso, un blog è destinato ad un pubblico e quindi
richiede un pò  d'impegno   nella stesura comprensibile di ciò che si vuole comunicare. Un  buon esercizio
 di ricerca della parola.



venerdì 23 novembre 2012

>colpi di fulmine bye bye 3° parte




Trascorse l'estate in fase d'accecamento. Si sa, colpa del sole accecante.  Venne l'autunno con le sue nebbie
romantiche, i capelli a medusa, le serate al calduccio. Paul  e Clea continuarono a vedersi nei week  end.
Non tutti, ovvio,  quando Paul scendeva dalla Germania. Poi, lentamente iniziò la fase vedo non vedo, sento non sento. 
 Clea lavorava durante la settimana a tempo pieno e quando doveva organizzare un week end con Paul era un doppio lavoro.
C'erano pranzi e cene da preparare. Organizzare la casa.  Doveva mettersi in tiro discreto.  Già al sabato mattina era stesa.
Paul arrivava con l'immancabile mazzo di fiori. Iniziava a parlare  a macchinetta.  Parlava abbastanza bene l'italiano.
Si trovava proprio a suo agio a casa di Clea. Tranquillamente non rinunciava alle sue abitudini 'tedesche',
fregandosene altamente delle abitudini italiane di  Clea. Si toglieva le scarpe abbandonandole dove capitava, camminava a
piedi nudi. Apparecchiava ovunque con le sue cose, o quello che gli capitava tra le mani. A tavola  era orripilante. Clea preparava
piatti tipici del luogo,  mentre Lui, dico Lui osava versare due dita d'olio d'oliva su di un piatto di tortelli di zucca fatti a regola d'arte.
Una cosa a dir poco disgustosa. vedere quei magnifici tortelli galleggiare  in un brodo d'olio.
Durante qualche gita fuori porta, se  s'andava in pizzeria, Lui   ordinava
pizze mostruose, farcite di tutto un pò. Mancavano solo i crauti. Fortunatamente le nostre pizzerie ne sono sfornite.
Paul lodava in continuazione il buon gusto  italiano, la bellezza delle donne italiane anche mature. le case curate.
Sembrava che  tutto ciò fosse un dono di Dio e non una disciplina, anche faticosa. Infatti Lui  sosteneva che
sparecchiare la tavola, riporre i cibi nel frigorifero, lavare i piatti, perdere tempo nella cura della persona e
dell'abbigliamento fossero tutte sciocchezze. Meno male che in Germania c'è un clima più fresco. Clea immaginava
case fetide, dove camminavano indisturbati formaggi e bistecche ed  una flora di muffe e funghi come ornamento. Per quanto riguarda
le donne tedesche, non era necessario immaginare. Con tutta la birra a go go che si bevono, i sandali comodi,
l'abbigliamento confortevole. Alla faccia del luogo comune.  Pure Paul era infarcito di luoghi comuni per
quanto riguarda gli italiani. Un cuore grande. Pizza. Spaghetti. Per non parlar di politica, anche se qui
non aveva tutti i torti.  L' Happy Hour,  che per  Lui consisteva in un paio d'ore al caffè con un paio di boccali
di birra davanti, era consacrato alla critica degli italiani, della loro politica e del loro senso civico. Gli italiani non vogliono
pagare le tasse , gli italiani sono indisciplinati, gli italiani hanno eletto un leadar mafioso, un pagliaccio, un
irresponsabile, un ladro...come era vero, come era vero...sappiamo tutti di chi stava parlando.  Però dai una volta,
dai due, insomma sempre la stessa solfa.  Trascorse un anno ed il fuoco, si trasformò in braci sempre più tiepide.
Ritornò l'estate,  il caldo torrido, le velature acquerellate della nostra valle. 38° Gradi, il fuoco già diventato cenere.
Paul annunciò il suo arrivo il sabato mattina.  Clea, presa alla sprovvista aveva 3 ore scarse di tempo per lavare i capelli,
sistemare casa, fare la spesa, preparare il pranzo.  L'incanto era già dimenticato da qualche tempo, il caldo diede man forte
favorendo una evoluzione feroce del sentimento  opposto all'innamoramento.  Iniziò con una sensazione potente di fastidio.
Paul arrivò. Mazzo di tulipani. Si tolse i sandali e cominciò a circolare dentro e fuori casa, coprendo il pavimento di  impronte
polverose e sudaticce. Si sistemò  a tavola, non apprezzò molto i piatti freddi preparati in considerazione
della temperatura. Si consolò alla fine con un tagliere di formaggi.  Clea e Paul si ritrovarono poi a letto. Verso sera
Paul, come ormai era abitudine, propose di andare per l'aperitivo in città, nel solito caffè in Piazza Grande.
Ovviamente impedì a Clea di sparecchiare e riporre  i cibi avanzati. Ad essere sincera piaceva anche a Clea
il rito dell'aperitivo in piazza Grande, ma non sorbirsi 2 ore di critiche sull'Italia, mentre Lui si scolava
2 mega birre. Fortunatamente la serata proseguì in piacevole  compagnia con gli amici di Clea al ristorante.
Al  rientro  Paul, di nuovo,non permise  a Clea di mettere in ordine e si fiondarono direttamente a letto.   Paul
finalmente si addormentò (si, si avete capito bene 'finalmente'), come sua abitudine  cingendo Clea tra le
braccia, in una morsa, che purtroppo Clea non trovava più romantica, la poveretta era esausta e riuscì ad addormentarsi
per poche ore, fino a quando non sopportò più l'abbraccio. 
Con molta difficoltà  riuscì a liberarsi dall'abbraccio di Paul. Si alzò. Fece una doccia, un buon caffè ed in considerazione
dell'ora tarda  credette che Paul rinunciasse a Ferrara. Dovete sapere che Paul , la sera precdedente,
aveva programmato una gita a Ferrara.
Anche partendo immediatamente sarebbero arrivati a destinazione non prima  dell'una. Certamente non l'ideale per
una giornata di luglio a oltre  38 ° e probabilmente un'umidità pazzesca. E invece no. Paul volle andare a Ferrara.
Si partì  con la macchina  di Clea, in quanto Paul era già sceso in macchina tutto d' un fiato dalla Germania.
Arrivati a Ferrara circa all'una e trenta, fortunatamente trovarono parcheggi senza difficoltà. La città era deserta.
Faceva un caldo massacrante. Non c'era anima vivente per strada. Neppure un cane. I bar, i ristoranti erano chiusi,
anche quelli di fronte al duomo. Pure il Duomo era chiuso, come la bellissima Chiesa di S.Paolo con  il  Chiostro e le
 bellissime vie, tra i palazzi cinquecenteschi, erano soffocanti. Finalmente accanto al Castello, trovarono un bar aperto.
Per essere più precisi il bar consisteva in una struttura di plastica trasparente con alcuni tavoli. Paul  grazie alla
possente corporatura vichinga, con enorme disinvoltura ordinò una birra gigante e 2 bei panini caldi giganti farciti
di tutto un pò.  Clea riuscì a pranzare solamente con un mega gelato.
Erano soli, ovviamente. Neppure un turista all'orizzonte. Finito il pranzo,  trovarono miracolosamente il castello
aperto, e  udite udite, la giovane cassiera (almeno 20 anni in meno di Clea), iniziò a cinguettare con il vichingo,  concupita
dal  suo fascino Clooneyano.   Clea glielo avrebbe ceduto volentieri, si trattenne per educazione, sperando anche di
rimediare un pò di frescura tra le mura possenti del castello.  Errore madornale, all'interno del castello e  particolarmente
nei sotterranei, non si respirava proprio. Paul  invece,  più vispo che mai, iniziò a snocciolare le sue erudite lezioni di
architettura. Dimenticavo di precisare che era architetto (urbanista però, questo spiega,  forse, il suo disinteresse totale
per interni e arredo). All'uscita, già nel tardo pomeriggio, dopo aver constatato la chiusura del Palazzo dei Diamanti e
Musei limitrofi decisero di rientrare. Al parcheggio trovarono la macchina con la batteria scarica, Clea aveva dimenticato
i fanali accesi. Potete immaginare lo stato d'animo di Clea, praticamente furiosa.
Anche questa volta decise di mantenere il controllo. si sedette in attesa  del soccorso stradale, mentre Lui andò a gironzolare
nelle vie attigue. Sistemata la batterie, durante il viaggio di ritorno, Clea si estraniò, per sopravvivenza, mentre Paul,
si sbizzarrì in soliloqui. A casa, mentre Paul rincorreva sulla tovaglia formaggi di dubbia freschezza, Clea si fece
un'intera vaschetta di gelato,  tutti gusti alla frutta. A coronamento della giornata, Paul propose una bella scorpacciata
di lisssscio , nel gazebo dei giardini pubblici sotto casa.  Gli incubi estivi della Clea erano, appunto,
 quelle orchestrine di liscio romagnolo, che per due giorni a settimana, suonavano  nel centro anziani,
sotto le sue finestre. Questa volta Clea rifiutò. Si buttò sul letto e dormì fino al mattino.  Al risveglio si preparò per il
 lavoro.  Svegliò il vichingo, che l'accompagnò all'entrata dell'ufficio. Lo baciò  sulla guancia, giurando a se stessa
che non l'avrebbe più rivisto.  E così fu...   

mercoledì 14 novembre 2012

> Colpi di fulmine 2° parte


Gli entusiasmi di  Clea, si sa, sono come fuochi d'artificio, che lasciano il posto
ad altri fuochi d'artificio.
Fu  così che dopo aver condiviso con gli amici il racconto della splendida giornata,
Clea trasferì il proprio entusiasmo sulla vacanza programmata per
la settimana successiva.
L'aspettava il bellissimo Golfo dei Poeti.  Aprire gli occhi ogni mattina in quel bellissimo
angolo di  paradiso,  era il sogno  di un intero anno trascorso al lavoro.
Al ritorno dalle vacanze però trovò una sorpresa.
Al Caffè delle ragazze le dissero che uno sconosciuto molto attraente l'aveva cercata,
idem fece il cartolaio e  per finire lo sconosciuto era passato anche dal suo ufficio.  Non aveva lasciato messaggi.
Clea non fece molto caso alla cosa,  era convinta che si trattasse di lavoro e certamente
si sarebbero rifatti vivi.
Qualche giorno più tardi, nel week end, >sorpresa sorpresa<, Paul il signore gentile,
comparve alla porta con un gigantesco mazzo di rose gialle. Lo stupore era giustificato,
in quanto lei non gli aveva detto il cognome, tanto meno l'indirizzo ed il nome della città
in cui viveva.
Inoltre confesso, avevo tralasciato di dire che il signore  gentile era straniero, tedesco.
Particolare non trascurabile.
Paul per conoscere  l'indirizzo di Clea,si era informato presso gli organizzatori dell'evento a Sabbioneta.
...e fu così' che lo sconosciuto misterioso che l'aveva cercata era Paul.
Quel week end  si trasformò  in un incanto di fuoco e scintille.
Clea  ormai da alcuni mesi aveva lasciato per l'ennesima volta il suo compagno storico,  ed in un
solo week end  la memoria era stata cancellata.
Avete presente Louise (film Thelma & Louise), quando incontra Thelma al  bar dopo aver trascorso
la notte con Brad Pitt il Mago di Oz?  Wowww...Woww.
Ebbene molto meglio, anche perchè Clea e Paul  trascorsero due giorni impegnati ...nella stessa
occupazione.
Clea durante tutta la settimana successiva camminò sospesa a circa un metro sopra il suolo, lo stato
di grazia che rende radiosi, bravi e buoni.
La cosa sorprendente era la leggerezza dell'età forte. Niente orpelli masochistici di adolescenza e giovinezza.
Continua...

lunedì 12 novembre 2012

>tuoni e fulmini, ovverocolpi di fulmine e temporali



Era l’'inizio dell’'estate, esplosa così all'’improvviso, senza misura.
Oltre 30° gradi ed il consueto mantello di vapore umido che acquerellava i colori
pastello della pianura del Po,  sfumava tra le mura cinquecentesche di
 Sabbioneta, splendida residenza Gonzaga.
Luogo:  un parco Liberty,con festa in Plein Air.
Pomeriggio di fine maggio, Clea era agitatissima, stava esponendo i suoi lavori. Li aveva
trasportati personalmente. Nell'’allestire il suo piccolo spazio all'’ombra di un’'enorme
tiglio,  la collana di ametiste viola a più giri  intorno al collo, si era strappata
 e le piccole pietre irregolari  si erano nascoste tra i fili d'erba del prato.
Piegata in  2, stile mondina, cercava di raccogliere i grani sparsi nel prato.
Quasi subito comparve accanto alla sua testa rovesciata, il volto sorridente di
 un signore gentile.
-Serve aiuto?- chiese il signore gentile, con un pizzico di ironia.
Clea con il viso paonazzo, sollecitato sia dalla posizione a testa in giù, che
dalla situazione imbarazzante, rispose:
-Grazie-
Ultimata la raccolta, Clea di nuovo in posizione verticale,  si ritrovò  con gli occhi,
 all'altezza del petto del gentile  signore.  Quando finalmente i suoi occhi,
riuscirono ad inquadrarne il volto, di nuovo il suo
viso divenne color porpora. Il gigante che aveva di fronte, era molto, ma molto,
praticamente moltissimo somigliante a George Clooney .
Con molto imbarazzo, lo ringraziò e con una disinvoltura, per  niente credibile,
continuò il suo lavoro, fingendosi molto indaffarata.
La giornata comunque era destinata ad uno svolgimento in continuo
stato di agitazione. Infatti il gentile signore che d'ora in poi chiameremo Paul,
 non si allontanò più da Clea, e le fece per tutto il giorno da cavalier servente, procurandole
in  continuazione bibite fresche e  leccornie varie,  prelevate qui e là nei vari buffet allestiti
nel parco.
A sera Paul aiutò Clea a caricare tutto il materiale esposto sulla macchina e mentre la
sciagurata cercava parole appropriate per ringraziarlo,  lui a tradimento le prese il volto
tra le mani e la baciò, lasciando sbigottiti anche tutti i partecipanti alla festa che stavano
preparandosi alla partenza.
Clea in stato simil comatoso, rientrò alla base,  non si sa bene neanche come.
A casa l'aspettavano gli amici che avevano programmato una serata in pizzeria.
Essendo assai visibile lo stato confusionale della poveretta, si rendeva necessario
dare una spiegazione.
-Per la miseria- disse- ho incontrato l'uomo dei sogni
Continua.....