lunedì 27 febbraio 2012
Avviso a chi vuol far carriera
Diceva la nonna saggia,' non è tutto oro ciò che luccica.'.
Ebbene io dico com'è vero!..com'è vero.
Infatti il ghiaccio luccica , ma è preferibile portarselo da casa.
Alcuni lustri or sono mi trovavo in pausa caffè nell' angusto
sgabuzzino predisposto all'uopo nell' azienda. Macchina caffè
e frigorifero ad uso esclusivo per acqua e
ghiaccio destinati al consiglio d'amministrazione (meno male).
Ebbene, mentre stavo sorseggiando la schifosa brodaglia color caffè,
entrò il fattorino incaricato all' apparecchiatura settimanale del
tavolo del consiglio d' amministrazione.
Preparò le bottigliette, i bicchieri, i tovagliolini di carta ed infine
estrasse il ghiaccio dalle vaschette.
Mise alcuni cubetti nel palmo della mano, sbottonò la camicia e deterse
prima le ascelle poi il collo, rimise il ghiaccio nel portaghiaccio e portò
il tutto in sala consiglio, apparecchiò per bene e salutò con inchino
i consiglieri che stavano arrivando.
sabato 25 febbraio 2012
l'educazione sentimentale
Correvano i bellissimi ’70 (….e come correvano!),e quella sera io e Lei, la fedele compagna,
l’unica, indimenticabile Goldrake dei salden del fiume nazionale,
ovvero fuoristrada scapottata, con decò a cuoricioni rossi e soprascritte
‘ ti voglio bene’, eravamo parcheggiate d’innanzi alla fontana luminosa
in prossimita’ del teatro.
tigli e gelsomini a go go.
in tulle frù frù alla Bertè, camicia in SanGallo a pelle (la biancheria intima era aut,
il primo reggiseno lo indossai dopo i 40 per motivi tecnici), e occhiale da sole
con montatura bianca formato occhi di gatta (cioè diva holliwoodiana), il tutto
portato con estrema disinvoltura e stile.
la Susy, che in teoria doveva seguirmi, con la
128 coupè, ultimo reperto del modello, di proprietà del suo fidanzato di cognome e di
fatto bagordo.
10 minuti. Un quarto d’ora. Di Susy nessuna traccia. La folla davanti al teatro si era ridotta.
Che fare? Entrare, non entrare.
Ultimo giro di perlustrazione oculare.
Caspita! L’uomo dei sogni era parcheggiato sul posteriore della macchina accanto.Un sogno. Modello Nick Drake 90%..
>>>>>>Non avevo più dubbi, era il caso d ‘aspettare la Susy, cioè almeno fino al momento in cui la situazione lo richiedeva.
Infatti, infatti il Nick Drake,che di nome faceva Pablo (frutto d’incrocio greco-americano) lì,lì mi rivolse la parola.
-Ciao – il mio accento invece, con cantilena emiliana, da flop.
-Clea- io
-Aspetti qualcuno ?- lui
-Aspetto Susy, un’amica e tu ?- io
-Anch’io aspetto amici- lui.
Insomma la cosa aveva preso questa piega,-….e stava diventando interessante.
Sei straniero? Cosa fai qui in Italia?Ah studi medicina! Ecc..ecc….(io)
Come mai qui stasera? Ah, teatro! Nella vita cosa fai?Ecc. ecc. (lui)
Era proprio tutto tutto perfetto lui.
E lui?
Forse radiografava me, ma probabile su scala diversa.
Beh!.. nel frattempo il teatro aveva chiuso le porte, il pubblico entrato e la Susy? Nessuna traccia.
-Ora che fai?- lui.
Boh! ..faccio io – torno a casa…-
-Mi daresti un passaggio in stazione?- (..in stazione?- Pensai).
-Certo. Sali- e gli indicai la mia Goldrake superstar, che lui aveva già ammirato con occhio luccicante.
-Uhm! Non c’è nessuno. Mi porti a casa?-
Che tipo però!.. . Che cavolo eravamo venuti a fare in stazione…
.
-Ecco! Sono arrivato- Pablo mi guardò sorridendo.
-Vuoi salire?-
- No, no grazie. Torno a casa- ero un po’ preoccupata per Susy, era il caso di perlustrare di nuovo la zona teatro.
Perlustrazione fallita. Solo nottambuli (tipo la sottoscritta)
Rientrando mi scappò l’occhio sul tappetino del sedile accanto.
Un sacchettino bianco che aveva tutta l’aria di essere estraneo al bailamme dell’abitacolo della mia Goldrake-
Un sacchettino di farmacia . Il Pablo aveva dimenticato il sacchetto dei medicinali sulla mia macchina.
Si rendeva necessaria la restituzione, Ah! ,,ma tu guarda il caso!,lo zampino….
in procinto di fare visita al Nick Drake 90% dei miei sogni.
(Woww!) pensai io. (Ma guarda un po’ che strategia. Woww wowww).
Ascensore. 5° piano. Lui sulla porta.-
- Forza entra- sorridendo.
Gesù! La prima cosa che vidi entrando, ecco….un altare innalzato al dio Kamasutra.
Cioè una cosa a forma di collina a terrazze, colma di statuine in ceramica raffiguranti le varie posizioni del Kamasutra.
Il Pablo notò subito il mio stupore e mi tranquillizzò subito.
-Sono gay.- disse.
Cristo!,, tutte le mie aspettative in fumo. Questa dichiarazione mi servì da sedativo.
Visita all’appartamento, compresa camera da letto tappezzata di poster, beh insomma!,,si piena di machi ripresi sul lato B.
Passammo all’album di foto di famiglia. Tutto regolare. Mamma, papà e per sfondo una Grecia molto Grecia.
Thè di repertorio. Cataste di libri di medicina. Musica di sottofondo.
Un tranquillo pomeriggio di maggio.
-Ah!,,,a proposito…. –ad un certo punto il Pablo
-Sta arrivando un conoscente, a lui piacciono a tre e siccome ti stavo aspettando…ho pensato d’invitarlo ._
Per la miseria, non potevo crederci, forse avevo capito male.
-A tre?- feci io.
-Si.- disse lui – facciamo sesso in tre.
Oddio, oddio che ci facevo io tra due gay!
-Ehm! Veramente mi stanno aspettando,- risposi - avevo detto che mi fermavo pochi minuti,
i miei amici saranno incazzati.-
Raccolsi armi e bagagli infilai l ’ascensore e mi fiondai dal bagordo che abitava lì in città.
Raccontai l’accaduto al bagordo, che solidale come al solito si scompisciva dalle risate.
- Hai rimorchiato un marchettaro.
- Faceva marchette. In stazione non è sceso perché non c’erano clienti.- spiegò il bagordo.
- evidentemente, facevi al caso suo per un cliente dai gusti raffinati.- proseguì ridendo come un matto.
-E io che ci facevo tra due gay?- chiesi.
- Come , che ci facevi! Ma che cazzo, chissà cos’era disposto a sganciare
il conoscente- concluse il bagordo.
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