giovedì 1 agosto 2013

>>> Claustrofobia







>>>Claustrofobia


Era l'una di notte passata. Cosetta, appena coricata, al rientro da una cena con amiche, nel
dormiveglia, ripensava alle chiacchiere che avevano animato la serata e per l'ennesima
volta, si domandava come mai percepiva quella sensazione di disagio delle amiche, nei confronti
della sua beata singlitudine. 
Iniziò ad analizzare il suo status, confrontandolo con lo status delle amiche.
Da sempre viveva con la porta di casa praticamente aperta, chiudeva solamente prima di andare a dormire.
Era un antico vizio delle donne di famiglia, anche la nonna aveva sempre la porta aperta sulla piazzetta
del paese  ad un tiro di voce con il salumiere e la lattaia.
La porta era aperta anche quando in casa non c'era nessuno. Si poteva entrare tranquillamente e prendere un bicchiere d'acqua o una mela.
Si poteva anche rubare una rosa dalla microscopica aiuola accanto alla porta.
Erano anni diversi, però non tanto, si trattava già degli anni '80 e ritroso. Stesse abitudini a casa dei suoi
genitori. Cosetta ricordava le notti estive in cui si dormiva tranquillamente con la porta spalancata.
In contrasto con questa 'bella' abitudine Cosetta doveva ammettere che non amava coabitare con amici o compagni di vita
per più di due o tre giorni. Già al secondo giorno di convivenza, iniziavano gli attacchi di claustrofobia che
culminavano in sensazioni di vero e proprio fastidio, un vero attacco alla propria privacy ed alla propria libertà.
Cosa c'era di sbagliato nel volere gestire la propria vita ed il proprio tempo in completa libertà e autonomia?
Si rendeva benissimo conto che la sua insofferenza nei confronti della gestione del compromesso
era sfacciato egoismo, ma  non riusciva a comprendere il motivo per cui le sue scelte disturbavano tanto gli
amici. Tra i tanti benefici del suo status era il benessere che provava nei momenti di solitudine fisica, anzi
doveva ammettere con se stessa che sola non sentiva sensazioni di solitudine, al contrario  spesso
in compagnia di amici si sentiva sola. La vita affettiva e sentimentale era senza forzature.
"Senza polvere e senza peso" (rubata alla poetessa Gualtieri) era la descrizione perfetta della sua vita sentimentale.
Il senza peso inteso in senso positivo, non in senso letterale 'leggerezza', ma senza macigni da portare sul cuore.
La cosa che non riusciva a comprendere era che le critiche al suo status, provenivano da amiche che
lamentavano una vita di coppia triste, giustificata dalla paura della solitudine o dal bene per i figli.
A questo punto Cosetta si stiracchiò come un gatto, pian piano chiuse le palpebre e si arrese
ad  un morbido sonno.

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DIMMI